Come poter spiegare la bellezza, la gioia, l’importanza che può avere nella vita un gesto come quello della Promessa di Salesiano Cooperatore? Forse solo cercando di capire che più di un impegno da parte di chi fa la promessa – e sicuramente lo è! – si tratta di un dono che lo Spirito ci fa e, come ogni vocazione, è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Ci “colora” la vita di quella tonalità esatta, come un vestito fatto su misura.
Sabato 23 novembre alle ore 18.00 la Basilica di Maria Ausiliatrice è gremita per accompagnare e festeggiare ben 36 persone provenienti dalle diverse case salesiane del Piemonte che, dopo un cammino durato quasi due anni, promettono di voler essere figli e figlie di don Bosco nel mondo per tutta la vita. E ci sono uomini e donne, giovani e meno giovani, perché il Signore chiama chi vuole, in qualsiasi momento della vita.
Due di loro provengono dalla Crocetta: Diego Patrucco, che da molti anni frequenta la nostra chiesa, e Maria Rita Torino, l’impareggiabile educatrice nel nostro oratorio.
Ad accogliere le loro promesse, a nome della Famiglia Salesiana, il Superiore Generale dell’area mediterranea don Juan Carlos Perez Godoy che nell’omelia ha sottolineato la felice coincidenza di questo evento con la festa di Cristo Re dell’universo: qualunque cosa noi facciamo nella vita deve essere in relazione con Cristo e la promessa è una espressione del nostro desiderio che sia Lui il Signore della nostra esistenza e il significato del nostro agire.
All’altare, insieme a don Juan Carlos, anche l’Ispettore per il Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini e il suo Vicario don Michele Molinar, che ricopre anche l’incarico di Delegato dei SSCC. Per le FMA c’era l’Ispettrice suor Emma Bergandi e suor Maria Torre, Delegata dei SSCC. Presente anche il Consiglio Provinciale dei SSCC con la Coordinatrice Marina Busso che ha rivolto il saluto di benvenuto nell’Associazione.
La liturgia è stata curata dal coro e dai musicisti del San Luigi di Chieri e al termine, dopo le foto di rito all’altare di don Bosco, ci sono stati i festeggiamenti con un rinfresco nei locali del CFP.
Da oggi in poi la vita di questi nostri fratelli, dal lato pratico, non cambierà molto: continueranno a lavorare, a studiare, a fare le stesse attività di prima, ma con la consapevolezza che, attraverso il loro agire, il Signore vuole affidare loro le persone che incontreranno, specialmente se giovani e poveri, con il dono della carità pastorale tipica del carisma salesiano. Saranno i “Salesiani esterni”, come li chiamava don Bosco, che possono arrivare dove i Salesiani religiosi non arrivano, condividendo la loro stessa missione.
A loro i più fraterni auguri di buona missione.