Published On: Giugno 2, 202418,5 min read1794 wordsViews: 1127Tags: ,
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Un secolo di sentieri, pedalate, racconti intorno al fuoco e avventure vissute insieme: il nostro gruppo scout spegne cento candeline, custodendo nel cuore i ricordi di ieri e i sogni di domani.

La storia

Tutto ha inizio nel 1924 quando don Liska, un sacerdote polacco ex ufficiale dell’esercito, fonda all’Oratorio Salesiano Crocetta gli Esploratori cattolici, cioè il primo gruppo di persone facenti parte del Torino 24.
Tuttavia, nel 1928, il movimento scout viene sciolto per ordine del regime fascista: gli allora 47 iscritti del gruppo, insieme agli Esploratori di Torino, si incontrarono clandestinamente per l’ultima volta in un teatro cittadino, con le uniformi nascoste, per scambiarsi un saluto carico di malinconia e tristezza.
Alla fine della guerra il direttore dell’Oratorio, don Oddo Pelli, Giuseppe Crovetto e Luciano Ferraris, decisero di raccogliere di nuovo intorno a sé alcuni ragazzi che riaccendessero la piccola fiammella di scautismo che si stava formando prima del conflitto. Così, il 25 maggio 1945, 23 persone si ritrovarono nell’Oratorio Salesiano di via Piazzi per la prima attività. Alla riapertura il fazzolettone diventerà bianco e rosso grazie a Luciano Ferraris che in quel periodo era responsabile di un magazzino che conteneva bandierine per la comunicazione a distanza ormai inutilizzate. Da lì è storia: negli anni successivi il gruppo diventerà sempre più grande, aprendosi anche alle donne nel 1971 e raggiungendo l’apice di iscrizioni nel 1978.
Oggi il Torino 24 conta 210 iscritti, con 2 branchi, 2 reparti e 2 clan ed è uno dei gruppi più numerosi di Torino.

I festeggiamenti

Data l’importante ricorrenza la Comunità Capi ha pensato di festeggiare in grande e cosa c’è di meglio se non radunare 500 persone a Fossano l’1 e 2 giugno? A partecipare al weekend, infatti, non sono stati solo gli attuali censiti del gruppo, ma tutti coloro che in qualche modo hanno incrociato attimi della loro vita con il Torino 24. Dopo mesi di preparazione, tante fatiche e soprattutto molto divertimento il weekend è iniziato con una cerimonia di apertura in perfetto stile scout: disposti tutti in quadrato ogni unità ha perso la voce facendo sentire il grande urlo, gli urli di squadriglia e i motti di clan. Alle spalle della comunità capi, c’era un imponente alzabandiera che alcuni volontari, arrivati la mattina presto, avevano costruito con corde e pali. Ad esso erano state appese le bandiere dell’Agesci, dell’Italia e dell’Europa, mentre sulle scale per salire sulla piattaforma era stata appoggiata quella del Torino 24, poi firmata da tutti i partecipanti. A issare le bandiere c’erano il più piccolo e la più piccola di ogni branco, il più grande e la più grande di ogni clan e i membri più anziani presenti. Dopo aver recitato la promessa e la legge scout la cerimonia si è conclusa per lasciare spazio alla cena.

Per riempire lo stomaco di 500 persone affamate sono stati allestiti vari banchetti in cui veniva servito del riso o del cous cous che ogni persona poteva condire a suo piacimento. Ad accompagnare erano presenti varie bevande e caffè.
Dopo cena, però, è iniziato il vero spettacolo: la pattuglia animazione, che aveva già accompagnato con della musica la cena, ha organizzato un fantastico talent show in cui ogni unità, dai branchi ai clan, ha presentato un numero.

Essendo aperto al pubblico, la vera rivelazione della serata sono stati alcuni ex scout che hanno portato una canzone scritta da loro sulla base di “La famiglia dei Gobon” che raccontava la storia del gruppo. La Comunità Capi, invece, si è esibita su “Un fischio color bianco e rosso”, canzone scritta appositamente per l’occasione dalla pattuglia animazione e ormai inno del Torino 24. La serata, dopo tante risate e divertimento, si è conclusa con un momento di preghiera condito da scenette e canti scout.

Non più molto freschi e poco riposati, la domenica mattina è iniziata con il botto. Dopo un rapido caffè preparato dalla Comunità Capi con l’aiuto dei clan, sono iniziati i giochi.

Nei mesi precedenti una pattuglia di volontari aveva preparato alcune attività per la mattinata e così in piedi sull’alzabandiera un finto Baden Powell ha iniziato a spiegare le regole del grande gioco. Divisi per squadre si girava negli stand, ognuno dei quali rappresentava un valore dello scautismo e ci si cimentava con prove di abilità, velocità e canto.

Durante la mattinata era anche possibile fare un giro nella mostra fotografica che un altro gruppo di volontari aveva organizzato. Passando in mezzo a tutte quelle stampe si poteva osservare il passare del tempo e la lunga storia del nostro gruppo, ammirando i cambiamenti avvenuti e le bellezze di ogni tempo.

Finito il grande gioco, una carovana di allegria si è spostata per le vie di Fossano fino a raggiungere il Duomo. Alcuni sull’altare, altri nella navata, gli assistenti ecclesiastici che negli anni hanno accompagnato il Torino 24 si sono riuniti per celebrare la messa rendendola un momento molto significativo e sentito.

La celebrazione si è conclusa cantando tutti insieme la canzone del centenario e alcuni affermano di aver visto lacrime di commozione, i diretti interessati non negano.

Per la gioia dei lupetti, che da due ore sentivano lo stomaco brontolare e giuravano di star morendo, è arrivato il momento del pranzo. Era stato chiesto ai partecipanti di portare qualcosa da condividere e così decine di tavole si sono imbandite di pietanze appetitose.


Si percepiva un meraviglioso clima di allegria e condivisione tra la folla, con i fazzolettoni bianco rosso che brillavano al collo di alcuni e le magliette e felpe, realizzate appositamente per l’occasione, addosso ad altri. Grazie ad un’altra pattuglia, infatti, sono stati realizzati numerosi gadget per l’evento: oltre a magliette e felpe, c’erano spille, bicchieri, mini fazzolettoni e tanto altro. Il logo su ognuno di questi oggetti è stato scelto tra alcune proposte fatte dai ragazzi e dalle ragazze del gruppo attraverso un concorso lanciato durante l’anno.

Finito il pranzo è giunto il momento di ammainare le bandiere e salutarsi tutti come si deve. Di nuovo tutti in quadrato la Comunità Capi legge questa lettera:

Care ragazze e cari ragazzi,
Quest’anno il nostro Gruppo Scout ha raggiunto un compleanno importante. Cento anni di storia non si festeggiano tutti i giorni. Siamo felici di poter condividere questo momento con voi, con le vostre famiglie e con tutti gli “amici” del Torino 24.
Quest’anno la nostra Associazione, l’AGESCI, ha chiesto a tutte le Comunità Capi di riflettere su cosa sia la felicità. Noi ci siamo trovati a confrontarci e a parlarne a lungo, scoprendo come la felicità sia qualcosa di estremamente personale e unico per ognuna e ognuno di noi.
Eppure, nei tanti modi diversi che abbiamo di cercarla, abbiamo scoperto tra noi Cape e Capi un grande nodo comune: è il sorriso di ognuna e ognuno di voi. È la soddisfazione che troviamo negli occhi di ogni Lupetta e Lupetto che caccia una preda che sembrava impossibile.
È il viso stanco e sognante di una Guida o Esploratore che torna da una missione di squadriglia con le scarpe ancora bagnate. È la voce roca e concentrata di un Scolta o di un Rover che alla fine di una stancante giornata di cammino trova ancora l’energia di fare una lunga chiacchierata.
La felicità è trovarci qui tutti insieme, Scout di oggi e di ieri, che pur vivendo esperienze completamente diverse hanno trovato nel Torino 24 un posto felice e hanno scelto di essere qui per celebrare quanto questo Gruppo sia riuscito a portare cose belle nella vita di ognuna e ognuno di noi, di chi incontriamo e, in definitiva, nel mondo.
“Conosci quel bene che prima tu hai ricevuto, sai che non potrai tenerlo per te neppure un minuto” cantiamo in Colore del Sole. Il vero potere di un gruppo Scout non sta solo in ciò che si genera al suo interno, ma in tutto ciò che si riesce a portare fuori. La nostra vera essenza in quanto Scout si realizza quanto non indossiamo l’uniforme, nella quotidianità.
Nel condividere con voi questi giorni di felicità, non possiamo non riflettere anche su come essa sia un privilegio non concesso a tanti dei nostri Fratelli. Provando ad alzare lo sguardo all’orizzonte infatti, ci rendiamo conto di vivere in un momento storico molto complesso.
Veniamo a conoscenza quotidianamente di storie di ingiustizia, violenza, guerra. Viviamo in un periodo in cui la libertà e la consapevolezza stessa delle proprie scelte, cose a cui, nel nostro piccolo, facciamo del nostro meglio per educarvi, non sono purtroppo garantite a tutte e tutti.
Proprio per questo motivo, continuare a coltivare la libertà nostra e altrui con le proprie azioni è cruciale. La Promessa che ciascuna e ciascuno di noi ha pronunciato ci impegna in ogni momento ad essere parte attiva del Mondo e ad aiutare gli altri in ogni circostanza.
Queste parole oggi assumono un significato ancora più profondo rispetto a qualche anno fa e ci assegnano una responsabilità sempre maggiore. Ci impegnano a svalicare nella nostra quotidianità le mura del nostro oratorio e delle nostre case e a portare fuori tutta la bellezza che insieme abbiamo costruito, che non appartiene solo a noi ma che è del Mondo intero. Ci spingono a impegnarci, a non stare in silenzio e a metterci in gioco attivamente.
Come Cape e Capi, uno dei nostri modi di cambiare il mondo è aiutare voi a farlo cambiare. Se continuiamo a farlo dopo cento anni, è perché siamo profondamente convinti che siate in grado di farlo. Auguriamo anche a voi di esserlo. Noi siamo al vostro fianco e ci saremo sempre.
Impegniamoci, ieri, oggi e domani, ad essere il “fischio che cambierà il mondo”. E lo saremo.
Auguriamo un buon compleanno al nostro amato Gruppo, con la speranza che questi cento anni siano solo il primo di tanti traguardi insieme.


Arriva, quindi, il momento di ammainare le bandiere, accompagnato dalla lettura della legge e della promessa. Ma a chiudere il quadrato non sono solo i membri attuali del gruppo, è un coro di urla che si alza in un’unica voce, un grido di gioia e appartenenza che coinvolge tutti i presenti. Ognuno è invitato ad avvicinarsi all’unità che più gli è rimasta nel cuore e a unirsi al giro di urli. Scout di ogni generazione e che rappresentano 100 anni di storia vicini come fossero tutti una cosa sola, un’immagine che rappresenta esattamente lo spirito di tutta questa festa vissuta insieme perché, se lo scautismo ti entra nel cuore, difficilmente riesce ad uscirne.
Così si concludono due giorni ricchi di emozioni: ogni avventura, ogni sorriso e ogni promessa rinnovata ha contribuito a tessere una storia di amicizia, crescita e condivisione. Mentre spegniamo le cento candeline ci ricordiamo che lo scautismo non è solo un percorso, è un modo di vivere, di sognare in grande per cercare di lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. Con il cuore pieno di gratitudine e speranza, guardiamo avanti verso altri cento anni felici e auguriamo a tutti una buona strada.